il programma di “Stelle in cielo”

Concerto dedicato a Marzia, Carla, Paola e Ludovica che, in vita, hanno cantato, suonato ed ascoltato alcuni di questi canti.

1^ parte
2^ parte
Xavier Busto (1949-)
Ave Maria
Ola Gjeilo (1979 -)
Unicornis captivatur
English trad. Folk song – Ben Parry ( 1954-)
Bushes and briars
Stefano Aldeghi (1984-)
Cinquecento milioni
Manolo Da Rold (1976-)
Ave Regina Caelorum
Ola Gjeilo (1979 -)
Ave generosa
John Lennon (1940 – 1980)
Paul McCartney (1942-)
Bob Chilcott (1955-)
And I love her
Stefano Aldeghi (1984-)
Alleluia
Manolo Da Rold (1976-)
Salve Regina
E. Morricone – Arr. Greg Gilpin
I Knew I loved you (Deborah’s theme)
Vienna Teng ( 1978-)  arr. Julia Westberg
The Hymn of Acxiom
Beatriz Corona ( 1962) – M- Benedetti (1920 – 2009)
Corazon coraza
Ola Gjeilo (1979 -)
Tota pulchra es Maria
Carl Haywood (1949-)
Didn’t my Lord deliver Daniel
 


Xavier Busto (1949-)
Ave Maria

Ave, Maria, grátia plena,
Dóminus tecum.
Benedícta tu in muliéribus,
et benedíctus fructus ventris tui, Iesus.
Sancta María, Mater Dei,
ora pro nobis peccatóribus,
nunc et in hora mortis nostrae.   Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia,
il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne
e benedetto è il frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio,
prega per noi peccatori,
adesso e nell’ora della nostra morte. Amen.

English trad. Folk song – Ben Parry( 1954-)

Bushe and briars

 

Through bushes and briars
I’ve lately made my way
All for to hear the small birds sing
And the lambs to skip and play
All for….

I overheard a female
Her voice it rang so clear
Long time have I been waiting for
The coming of my dear
Long time….

Sometimes I am weary
And troubled in my mind
Sometimes I think I’ll go to him
And tell to him my mind.

But if I should go to my love
My love he would say nay
If I showed to him my boldness
He’d ne’er love me again If I showed…

Bushes and briars – Cespugli e rovi
Tradizionale 1903

Attraverso cespugli e rovi
Ho recentemente fatto a modo mio
Tutto per sentire gli uccellini cantare
E gli agnelli saltare e giocare

Ho sentito il mio vero amore
La sua voce era così chiara
Da tanto tempo stavo aspettando
La venuta del mio caro

A volte sono a disagio
E persa nella tribolazione
A volte penso che andrò da lui
E dirò a lui cosa c’è nella mia mente.

Ma se dovessi andare al mio amore
Egli potrebbe dire di no
Se poi io mostrassi a lui il mio ardire
Potrebbe non amarmi mai più.

Manolo Da Rold (1976-)
Ave Regina Caelorum

Ave Regina caelorum,
Ave Domina Angelorum:
Salve radix, salve porta,
Ex qua mundo lux est orta:

Gaude Virgo gloriosa,
super omnes speciosa,
Vale, o valde decora,
Et pro nobis Christum exora.

 

Ave, Regina dei cieli,
ave, Signora degli Angeli;
salve, o radice, salve, o porta
da cui sorse la luce per il mondo.

Gioisci, vergine gloriosa,
splendida sopra tutti;
salve, o sommamente degna,
e supplica Cristo per noi.

 

John Lennon (1940 – 1980)  Paul McCartney (1942-)  Bob Chilcott ( 1955-)
And I love her

I give her all my love
That’s all I do
And if you saw my love
You’d love her too
I love her
She gives me ev’rything
And tenderly
The kiss my lover brings
She brings to me
And I love her
Bright are the stars that shine
Dark is the sky
I know this love of mine
Will never die
And I love her
Le dò tutto il mio amore
è ciò che faccio
e se tu vedessi il mio amore
l’ameresti anche tu
io l’amo
lei mi dà tutto
e dolcemente
il bacio che il mio amore porta
lo porta a me
e io la amo
lucenti sono le stelle che brillano
scuro è il cielo
so che questo mio amore
non morirà mai
e io la amo

“Era una canzone d’amore per Jane Asher, con cui avevo una specie di relazione in giovinezza. Con John in mezz’ora preparammo la parte di mezzo, e George elaborò un solo di chitarra con un originale passaggio al semitono superiore nella parte finale”.


Paul

Manolo Da Rold (1976-)
Salve Regina

Salve, Regína,
Mater misericórdiae,
vita, dulcédo et spes nostra, salve.
Ad te clamámus,
éxsules filii Evae.
Ad te suspirámus geméntes et flentes
in hac lacrimárum valle.
Eia ergo, advocáta nostra,
illos tuos misericórdes óculos
ad nos convérte.
Et Iesum, benedíctum fructum
ventris tui,
nobis, post hoc exsílium, osténde.
O clemens, o pia, o dulcis Virgo María!
Salve, Regina,
madre di misericordia,
vita, dolcezza e speranza nostra, salve.
A te ricorriamo,
esuli figli di Eva;
a te sospiriamo, gementi e
piangenti in questa valle di lacrime.
Orsù dunque, avvocata nostra,
rivolgi a noi gli occhi
tuoi misericordiosi.
E mostraci, dopo questo esilio, Gesù,
il frutto benedetto del tuo Seno.
O clemente, o pia, o dolce Vergine Maria!

Vienna Teng (1978-)
Hymn of acxiom

Somebody hears you. you know that. you know that.
Somebody hears you. you know that inside.
Someone is learning the colors of all your moods, to
(say just the right thing and) show that you’re understood.
Here you’re known.
Leave your life open. you don’t have. you don’t have.
Leave your life open. you don’t have to hide.
Someone is gathering every crumb you drop, these
(mindless decisions and) moments you long forgot.
Keep them all.

Let our formulas find your soul.
We’ll divine your artesian source (in your mind),

Marshal feed and force (our machines will)
To design you a perfect love
Or (better still) a perfect lust.
O how glorious, glorious: a brand new need is born.

Now we possess you. You’ll own that. You’ll own that.
Now we possess you. You’ll own that in time.

Now we will build you an endlessly upward world,
(Reach in your pocket)
embrace you for all you’re worth.
Is that wrong?
Isn’t this what you want?
Amen.

 

Inno ad Axcyom

Qualcuno ti ascolta. lo sai. lo sai.
Qualcuno ti ascolta. lo sai dentro.
Qualcuno sta imparando i colori di tutti i tuoi umori, per (dì la cosa giusta e) mostrarti che tu sei/ hai compreso.
Qui sei conosciuto.

Lascia la tua vita aperta. non devi… non devi…
Lascia la tua vita aperta. non devi nasconderti.
Qualcuno sta raccogliendo tutte le briciole che lasci cadere, questi (decisioni insensate e) momenti che hai dimenticato da tempo.
Conservali tutti.

Lascia che le nostre formule trovino la tua anima.
Divineremo la tua fonte artesiana (nella tua mente),
Marshal raccoglie dati grezzi e li elabora (le nostre macchine lo faranno) per progettarti un amore perfetto
O (meglio ancora) una lussuria perfetta.
O come è glorioso, glorioso: è nata un’esigenza nuova di zecca.

Ora noi ti possediamo. Lo riconosci questo. Lo riconosci questo.
Ora noi ti possediamo. Lo capirai a suo tempo.
Ora ti costruiremo un mondo infinitamente ascendente, (a portata della tua tasca)
un abbraccio per tutto ciò che vali.
È sbagliato questo?
Non è questo quello che tu vuoi?
Amen. Inno ad Axcyom

 

Il canto riguarda la “sorveglianza” e perdita di privacy nell’età di internet. Vienna Teng descrive come le nostre vite sono ridotte a “fatti”, e come questi alla fine … non ci appartengono.
Axciom è realmente il nome di un database online che raccoglie informazioni attraverso computers privati, invia le informazioni a compagnie che poi li utilizzano per scopi pubblicitari.
Le prime righe stabiliscono l’inquietudine: “qualcuno ti ascolta; tu lo sai, lo sai quello, lo senti dentro”. Sembra quasi una rassicurazione.
Seguono adulazioni, progetti, elaborazioni , promesse di sicurezza.
Poi le voci urlano “ora ti possediamo!”
Nel finale “ora noi costruiamo per te un mondo in crescendo e senza fine; alla portata della tua tasca, un abbraccio per tutto quello che vali”.
Le parole suonano come idee positive, ma va realizzato che “tutto quello che vali” è riferito a “quanto tu vali come consumatore” ….
Le parole mantengono un bilancio delicato fra in confortante e inquietante , che riflette la natura del soggetto.
Viviamo in un mondo interconnesso senza limiti e senza fine, dove i confini della privacy non sono più così ben delimitati. E’ interessante, rassicurante ma allarmante allo stesso tempo
Chiude con due domande:
“E’ forse sbagliato questo?”
“Non è questo ciò che tu vuoi?”


Amen

Vienna Teng è cantautrice e musicista statunitense; famiglia originaria di Taiwan, si è avviata alla carriera musicale nel 2002 mentre lavorava come programmatrice di software

Ola Gjeilo (1979 -)
Tota pulchra es Maria

Tota pulchra es, Maria.
Et macula originalis non est in Te.

Vestimentum tuum candidum quasi nix
Et facies tua sicut sol

Tu gloria Ierusalem.
Tu laetitia Israel.
Tu honorificentia populi nostri.
Maria

Tutta bella sei, Maria,

Tutta bella sei, Maria,
e il peccato originale non è in te.

I tuoi vestiti sono bianchi come la neve
e il tuo viso è come il sole.

Tu sei la gloria di Gerusalemme,
tu sei la gioia di Israele,
rendi onore al nostro popolo.
Maria

 


Ola Gjeilo (1979 -)
UNICORNIS CAPTIVATUR

Unicornis captivatur.
Aule regum presentatur
venatorum laqueo.
Palo serpens est levatus;
medicatur sauciatus,
veneno vipereo.
Alleluia canite,
Agno morienti.
Alleluia pangite,
alleluia promite,
Leoni vincenti.
Pelicano vulnerato
vita redit pro peccato
Nece stratis misera.
Phos fenicis est exusta,
concrematurque vetusta
macrocosmi scelera.
Alleluia canite,
Agno morienti.
Alleluia pangite,
alleluia promite,
Leoni vincenti.
Idrus intrat crocodillum,
extis privat necat illum.
Vivus inde rediens.
Tris diebus dormitavit
Leo quem resuscitavit
Basileus rugiens.
Alleluia canite,
Agno morienti.
Alleluia pangite,
alleluia promite,
alleluia Basileus rugiens.
L’UNICORNO È CATTURATO
L’unicorno è catturato.
È presentato alla corte dei re
nella trappola dei cacciatori.
Strisciando si libera dal palo;
ferito, viene curato
col veleno di vipera.
Cantate alleluia
all’Agnello che muore.
Cantate alleluia,
dite alleluia
al Leone vincitore.
Con il pellicano ferito
ritorna la vita alle persone abbattute
da una misera morte per il peccato.
La luce della Fenice è arsa
e sono bruciati gli antichi
peccati del mondo.
Cantate alleluia
all’Agnello che muore.
Cantate alleluia,
dite alleluia
al Leone vincitore.
L’Idra entra nel coccodrillo,
lo priva delle viscere e lo uccide.
Poi ritorna viva.
Per tre giorni dorme
il Leone che il Re,
ruggendo, risuscita.
Cantate alleluia
all’Agnello che muore.
Cantate alleluia,
dite alleluia,
alleluia, Re ruggente.

Il testo accosta numerose allegorie tratte
dall’ampio repertorio biblico e riguardanti
prevalentemente la figura del Cristo: l’intento è
quello di spiegare diversi aspetti del mistero
cristiano mediante il paragone con animali – sia
reali sia leggendari – che popolavano i bestiari
medievali.
Se alcune immagini, come quella dell’agnello,
hanno avuto particolare fortuna nel linguaggio
liturgico, tanto da conservarsi fino ad oggi, altre
sono caratteristiche dell’epoca in cui fu composto
il testo.
I primi animali che compaiono sono l’unicorno,
simbolo dell’unità tra Padre e Figlio, ed il
pellicano: secondo un’antica leggenda, infatti,
quest’animale nutriva i piccoli con la propria carne
ed il proprio sangue ed è quindi la raffigurazione
del Cristo che, offrendo se stesso, si sacrifica per
l’umanità.
Successivamente viene citata la fenice, animale
che ebbe molta fortuna nel Medioevo e che
simboleggia la resurrezione del Figlio.
L’ultima allegoria del Cristo qui enunciata è quella
del leone che, dopo un sonno di morte di tre
giorni, viene risuscitato dal Re, ovvero da Dio.
Viene esposta infine un’allegoria del Padre,
raffigurato come un’idra che entra nel coccodrillo,
ovvero nell’inferno, per liberarne i prigionieri.
Con questa serie di immagini si rappresentano
alcuni principi fondamentali del Cristianesimo: è
infatti diffusa nel Medioevo la tendenza a
comporre testi con l’intento di istruire i
lettori/ascoltatori circa concetti chiave per la fede
cristiana. E spesso si persegue tale ideale con il
ricorso all’allegoria, per fare in modo che il
messaggio sia chiaro e comprensibile anche per i
fedeli meno colti.
Il testo quindi si presenta come un tipico
componimento medievale per il contenuto, ma
anche per la lingua. Infatti non è scritto in un
latino classico, bensì in un latino popolato di
grecismi ed anche di alcune piccole innovazioni
grafiche. Sono numerosi i prestiti dal greco: alcuni
termini vengono soltanto traslitterati (phos,
basileus), altri invece si adattano al sistema
morfologico latino acquistandone le desinenze
(aule, macrocosmi, idrus). Invece, in altre parole di
origine greca vengono attuati dei mutamenti
fonetici (crocodillum al posto di crocodilum, fenicis al posto di phoenicis), dovuti probabilmente ad
un’attestazione più antica e radicata in latino.

 

Musica: Stefano Aldeghi ( 1984)  Testo: Elza Ferrario

Cinquecento milioni

A Marzia

Portami indietro
Al chiacchiericcio in sala prove
La battuta pronta
Ed è risata che scuote i ricci
Ridammi le tue mani
Scorre dentro musica pura
Pulsa il bianco, il nero
Segna il metronomo un tempo infinito
Raccontami ancora anima sognante
“D’amor, ch’a nullo amato , amar perdona”
E se non va così, valga il perdono
Dammi un perché
Mostrami tu il rovescio
Chè possa vedere la trama
E asciughi ogni lacrima
Se non puoi rispondere,
O non ti sento,
mio Piccolo Principe,
non importa:
mi piace la notte
ascoltare le stelle
cinquecento milioni
di sonagli impazziti di luce.

 

Ola Gjeilo (1979 -)  Hildegard von Bingen (1098 – 1179)
Ave generosa

1.Ave generosa gloriosa et intac ta
puella, tu pupilla castitatis,
tu materia sanctitatis,
que Deo placuit.

2. Nam hec superna infusio in te fuit,
quod supernum Verbum in te carnem induit.

3. Tu candidum lilium quod Deus ante omnem creaturam inspexit.

4. O pulcherrima et dulcissima,
quam valde Deus in te delectabatur,
cum amplexionem caloris sui in te posuit,
ita quod Filius eius de te lactatus est.


5. Venter enim tuus gaudium habuit
cum omnis celestis symphonia de te sonuit,
quia virgo Filium Dei portasti,
ubi castitas tua in Deo claruit.

6. Viscera tua gaudium habuerunt
sicut gramen super quod ros cadit
cum ei viriditatem infundit, ut et in te factum est,
O mater omnis gaudii.

7. Nunc omnis ecclesia in gaudio rutilet
ac in symphonia sonet
propter dulcissimam Virginem
et laudabilem Mariam,
Dei Genitricem. Amen.

1. Ave, nobile, gloriosa ed intatta
fanciulla, tu pupilla di castità,
tu materia di santità,
che piacque a Dio.

2. Infatti questa celeste infusione avvenne in te, poichè in te il Verbo divino si rivestì di carne.

3. Tu, candido giglio, a cui Dio rivolse lo sguardo prima di ogni altra creatura.

4. O bellissima e soavissima,
quanto ardentemente Dio si compiaceva di te, quando riversò su di te l’abbraccio della sua passione, al punto che suo Figlio da te prese il latte.

5. Infatti il tuo ventre gioì
quando ogni celeste armonia risuonò da te,
poiché, Vergine, portasti il Figlio di Dio,
per cui in Dio rifulse la tua purezza.

6. Le tue viscere esultarono
come l’erba su cui poggia la rugiada
quando in essa instilla la viriditas, così come anche in te è avvenuto,
o Madre di ogni gioia.

7. Ora tutta la Chiesa risplenda nella gioia
e risuoni in un’armonia
per la Vergine dolcissima
e degna di lode, Maria,
Madre di Dio. Amen

La Madre di Cristo è stata prescelta da Dio, nobile e gloriosa. Il suo grembo esultò come l’erba su cui poggia la rugiada; le fu istillata la “viriditas”, termine usato da Ildegarda von Bingen – autrice del testo – per indicare il colore (verde) della natura e la sua forza vitale. I latini la chiamavano “integritas”, i greci “holon” (tutto) e gli ebrei “shalom” (pace).

 

 
     
 
 

Stefano Aldeghi (1984-)
Alleluia   Lauda di invocazione e meditazione a Ludovica

Alleluia!
C’è un tempo per vivere
E un tempo per morire
Un tempo per uccidere
E un tempo per guarire
Un tempo per piangere
E un tempo per ridere
Un tempo per tacere
E un tempo per parlare
Un tempo per amare
E un tempo per odiare
Un tempo per la guerra
E un tempo per la pace
Ciò che Dio fa è immutabile
Nulla va aggiunto
Nulla va tolto.

 

Alleluia

Per ogni cosa c’è il suo momento, il suo tempo per ogni faccenda sotto il cielo.
C’è un tempo per nascere e un tempo per morire,
un tempo per piantare e un tempo per sradicare le piante.
Un tempo per uccidere e un tempo per guarire,
un tempo per demolire e un tempo per costruire.
Un tempo per piangere e un tempo per ridere,
un tempo per gemere e un tempo per ballare.
Un tempo per gettare sassi e un tempo per raccoglierli, un tempo per abbracciare e un tempo per astenersi dagli abbracci.
Un tempo per cercare e un tempo per perdere,
un tempo per serbare e un tempo per buttar via.
Un tempo per stracciare e un tempo per cucire,
un tempo per tacere e un tempo per parlare.
Un tempo per amare e un tempo per odiare,
un tempo per la guerra e un tempo per la pace.
Riconosco che qualunque cosa Dio fa è immutabile;
non c’è nulla da aggiungere, nulla da togliere

ECCLESIASTE (3, 1-8, 14)

A Ludovica, perché la sua semplicità e la sua forza ci possano ispirare.

Ennio Morricone (1928-2020)  Arr. Greg Gilpin (1964-)

I Knew I loved you (Deborah’s theme – Once upon a time in America)

I knew I loved you
Before i knew you
The hands of time
Would lead me to you.

An evening star
Watched from a far
It guided me here
It knew you’d be here.

Now wrapped in moonlight
At last together
Here in the incandescent glove
We are all we need to know.

As we softly please each other
Til the stars and shadow glove
And we sleep with our dreams around us.

I knew I loved you
Before I found you
I knew I’d built my world around you
Now all my days
And all my nights
And my tomorrows
Will all begin and end with you.

Sapevo di amarti
Prima che ti conoscessi
Le lancette del tempo

Mi condurrebbero da te.

Una stella della sera
Osservata da lontano
Mi ha guidata qui
Sapeva che tu eri qui.

Ora avvolto dal chiaro di luna
Finalmente insieme
Qui nel bagliore incandescente
Siamo tutto ciò che dobbiamo sapere.

Come ci compiacciamo dolcemente l’un l’altro
Finchè le stelle e l’ombra brillano
E dormiamo con i nostri sogni intorno a noi.

Sapevo che saresti stata qui
Sapevo di amarti prima che ti trovassi
Sapevo di aver costruito il mio mondo intorno a te.
Ora tutti i miei giorni
e tutte le mie notti
e i miei domani
Cominceranno e finiranno con te

 

Beatriz Corona ( 1962) – M- Benedetti (1920 – 2009)
Corazon coraza

Porque te tengo, y no,
porque te pienso,
porque la noche está de ojos abiertos,
porque la noche pasa, y digo amor.
Porque has venido a recoger tu imagen
y eres mejor que todas tus imágenes
porque eres linda desde el pie hasta el alma
porque eres buena desde el alma a mí.
Porque te escondes, dulce, en el orgullo,
pequeña y dulce,
corazón coraza,

porque eres mía,
porque no eres mía,
porque te miro y muero,
y peor que muero
si no te miro amor,
si no te miro.
Porque tú siempre existes donde quieras
pero existes mejor donde te quiero
porque tu boca es sangre,
y tienes frío,
tengo que amarte, amor,
tengo que amarte
aunque ésta herida duela como dos…
aunque te busque
y no te encuentre
y aunque la noche pase,
y yo te tenga…, y no.

CUORE CORAZZA

Perché ti ho e non ti ho
perché ti penso
perché la notte è qui ad occhi aperti
perché la notte passa e dico amore
perché sei qui a riprendere la tua immagine
e tu sei meglio di tutte le tue immagini
perché sei bella dai piedi fino all’anima
perché sei buona dall’anima fino a me
perché dolce ti nascondi nell’orgoglio
piccola e dolce
cuore corazza

perché sei mia
perché non sei mia
perché ti guardo e muoio
e peggio ancora muoio
se non ti guardo amore
se non ti guardo
perché tu esisti sempre ovunque
ma esisti meglio dove io ti voglio
e la tua bocca è sangue
e senti freddo
io devo amarti amore
ti devo amare
anche se la ferita fa male per due
anche se ti cerco e non ti trovo
e anche se
la notte passa e io ti ho
e non ti ho.

Una bella poesia dell’italo / uruguaiano Mario Benedetti che fa leva sul gioco di parole del titolo “cuore / corazza”; racconta il dilemma dell’amore, i suoi tormenti, la sofferenza.

Marco Valerio Marziale ( 38 – 104 d.C.) scriveva:
“Nec possum tecum vivere, nec sine te”
(Non posso vivere con te né senza di te)

Il cuore riceve e spinge il sangue avanti
Ma è anche orgogliosamente capace di fare blocco
Due azioni diverse nello stesso organo, anche a volte nello stesso momento

“Un tempo per cedere ed uno per aprirsi”

Il freddo della ferita
Il calore della presenza
Anche solo del pensiero
La notte passa comunque
E non ci sei, però …. Si, anche ci sei !

 

Carl Haywood (1949-)
DIDN’T MY LORD DELIVER DANIEL
Arr.: Carl Haywood

Didn’t my Lord deliver Daniel?
An why not a every man?

He delivered Daniel f’om the lion’s den,
an’ Jonah f’om de belly of de whale,
An’de Hebrew chillun f’om de fiery furnace,
An’ why not every man?

De win’ blows eas’ an’ de win blows wes’,
It blows like de judgament day,
An’ ev’ry po’ soul dat never did pray’ll
be glad to pray dat day.

I set my foot on de Gospel ship,
an’ de ship begin to sail,
It landed me over on Canaan’s shore.
An’ I’ll never come back no mo!

Didn’t my Lord deliver Daniel?
An why not a every man.

NON HA IL MIO SIGNORE LIBERATO DANIELE?


Non ha il mio Signore liberato Daniele?
E perché non ogni uomo?

Egli liberò Daniele dalla tana del leone,
E Giona dal ventre della balena,
E i bambini Ebrei dalla fornace ardente,
E perché non ogni uomo?

Il vento soffia da est e da ovest,
Esso soffia come nel giorno del giudizio,
E ogni povera anima che non ha mai pregato sarà lieta di pregare quel giorno.

Ho posto il mio piede sulla nave del Vangelo,
e la nave inizia a navigare,
Essa mi ha condotto sulla riva di Cana.
E non tornerò mai più indietro!

Non ha il mio Signore liberato Daniele?
E perché non ogni uomo?

Potremmo essere tutti concordi nell’affermare
che – ognuno per la sua ragione naturalmente –
anche noi abbiamo bisogno di essere liberati,
al pari di Daniele.