Carl Haywood (1949-) Didn’t my Lord deliver Daniel
Xavier Busto (1949-) Ave Maria
Ave, Maria, grátia plena, Dóminus tecum. Benedícta tu in muliéribus, et benedíctus fructus ventris tui, Iesus. Sancta María, Mater Dei, ora pro nobis peccatóribus, nunc et in hora mortis nostrae. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te. Tu sei benedetta fra le donne e benedetto è il frutto del tuo seno, Gesù. Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori, adesso e nell’ora della nostra morte. Amen.
English trad. Folk song – Ben Parry( 1954-)
Bushe and briars
Through bushes and briars I’ve lately made my way All for to hear the small birds sing And the lambs to skip and play All for….
I overheard a female Her voice it rang so clear Long time have I been waiting for The coming of my dear Long time….
Sometimes I am weary And troubled in my mind Sometimes I think I’ll go to him And tell to him my mind.
But if I should go to my love My love he would say nay If I showed to him my boldness He’d ne’er love me again If I showed…
Bushes and briars – Cespugli e rovi Tradizionale 1903
Attraverso cespugli e rovi Ho recentemente fatto a modo mio Tutto per sentire gli uccellini cantare E gli agnelli saltare e giocare
Ho sentito il mio vero amore La sua voce era così chiara Da tanto tempo stavo aspettando La venuta del mio caro
A volte sono a disagio E persa nella tribolazione A volte penso che andrò da lui E dirò a lui cosa c’è nella mia mente.
Ma se dovessi andare al mio amore Egli potrebbe dire di no Se poi io mostrassi a lui il mio ardire Potrebbe non amarmi mai più.
Manolo Da Rold (1976-) Ave Regina Caelorum
Ave Regina caelorum, Ave Domina Angelorum: Salve radix, salve porta, Ex qua mundo lux est orta:
Gaude Virgo gloriosa, super omnes speciosa, Vale, o valde decora, Et pro nobis Christum exora.
Ave, Regina dei cieli, ave, Signora degli Angeli; salve, o radice, salve, o porta da cui sorse la luce per il mondo.
Gioisci, vergine gloriosa, splendida sopra tutti; salve, o sommamente degna, e supplica Cristo per noi.
John Lennon (1940 – 1980) Paul McCartney (1942-) Bob Chilcott ( 1955-) And I love her
I give her all my love That’s all I do And if you saw my love You’d love her too I love her She gives me ev’rything And tenderly The kiss my lover brings She brings to me And I love her Bright are the stars that shine Dark is the sky I know this love of mine Will never die And I love her
Le dò tutto il mio amore è ciò che faccio e se tu vedessi il mio amore l’ameresti anche tu io l’amo lei mi dà tutto e dolcemente il bacio che il mio amore porta lo porta a me e io la amo lucenti sono le stelle che brillano scuro è il cielo so che questo mio amore non morirà mai e io la amo
“Era una canzone d’amore per Jane Asher, con cui avevo una specie di relazione in giovinezza. Con John in mezz’ora preparammo la parte di mezzo, e George elaborò un solo di chitarra con un originale passaggio al semitono superiore nella parte finale”.
Paul
Manolo Da Rold (1976-) Salve Regina
Salve, Regína, Mater misericórdiae, vita, dulcédo et spes nostra, salve. Ad te clamámus, éxsules filii Evae. Ad te suspirámus geméntes et flentes in hac lacrimárum valle. Eia ergo, advocáta nostra, illos tuos misericórdes óculos ad nos convérte. Et Iesum, benedíctum fructum ventris tui, nobis, post hoc exsílium, osténde. O clemens, o pia, o dulcis Virgo María!
Salve, Regina, madre di misericordia, vita, dolcezza e speranza nostra, salve. A te ricorriamo, esuli figli di Eva; a te sospiriamo, gementi e piangenti in questa valle di lacrime. Orsù dunque, avvocata nostra, rivolgi a noi gli occhi tuoi misericordiosi. E mostraci, dopo questo esilio, Gesù, il frutto benedetto del tuo Seno. O clemente, o pia, o dolce Vergine Maria!
Vienna Teng (1978-) Hymn of acxiom
Somebody hears you. you know that. you know that. Somebody hears you. you know that inside. Someone is learning the colors of all your moods, to (say just the right thing and) show that you’re understood. Here you’re known. Leave your life open. you don’t have. you don’t have. Leave your life open. you don’t have to hide. Someone is gathering every crumb you drop, these (mindless decisions and) moments you long forgot. Keep them all.
Let our formulas find your soul. We’ll divine your artesian source (in your mind),
Marshal feed and force (our machines will) To design you a perfect love Or (better still) a perfect lust. O how glorious, glorious: a brand new need is born.
Now we possess you. You’ll own that. You’ll own that. Now we possess you. You’ll own that in time.
Now we will build you an endlessly upward world, (Reach in your pocket) embrace you for all you’re worth. Is that wrong? Isn’t this what you want? Amen.
Inno ad Axcyom
Qualcuno ti ascolta. lo sai. lo sai. Qualcuno ti ascolta. lo sai dentro. Qualcuno sta imparando i colori di tutti i tuoi umori, per (dì la cosa giusta e) mostrarti che tu sei/ hai compreso. Qui sei conosciuto.
Lascia la tua vita aperta. non devi… non devi… Lascia la tua vita aperta. non devi nasconderti. Qualcuno sta raccogliendo tutte le briciole che lasci cadere, questi (decisioni insensate e) momenti che hai dimenticato da tempo. Conservali tutti.
Lascia che le nostre formule trovino la tua anima. Divineremo la tua fonte artesiana (nella tua mente), Marshal raccoglie dati grezzi e li elabora (le nostre macchine lo faranno) per progettarti un amore perfetto O (meglio ancora) una lussuria perfetta. O come è glorioso, glorioso: è nata un’esigenza nuova di zecca.
Ora noi ti possediamo. Lo riconosci questo. Lo riconosci questo. Ora noi ti possediamo. Lo capirai a suo tempo. Ora ti costruiremo un mondo infinitamente ascendente, (a portata della tua tasca) un abbraccio per tutto ciò che vali. È sbagliato questo? Non è questo quello che tu vuoi? Amen. Inno ad Axcyom
Il canto riguarda la “sorveglianza” e perdita di privacy nell’età di internet. Vienna Teng descrive come le nostre vite sono ridotte a “fatti”, e come questi alla fine … non ci appartengono. Axciom è realmente il nome di un database online che raccoglie informazioni attraverso computers privati, invia le informazioni a compagnie che poi li utilizzano per scopi pubblicitari. Le prime righe stabiliscono l’inquietudine: “qualcuno ti ascolta; tu lo sai, lo sai quello, lo senti dentro”. Sembra quasi una rassicurazione. Seguono adulazioni, progetti, elaborazioni , promesse di sicurezza. Poi le voci urlano “ora ti possediamo!” Nel finale “ora noi costruiamo per te un mondo in crescendo e senza fine; alla portata della tua tasca, un abbraccio per tutto quello che vali”. Le parole suonano come idee positive, ma va realizzato che “tutto quello che vali” è riferito a “quanto tu vali come consumatore” …. Le parole mantengono un bilancio delicato fra in confortante e inquietante , che riflette la natura del soggetto. Viviamo in un mondo interconnesso senza limiti e senza fine, dove i confini della privacy non sono più così ben delimitati. E’ interessante, rassicurante ma allarmante allo stesso tempo Chiude con due domande: “E’ forse sbagliato questo?” “Non è questo ciò che tu vuoi?”
Amen
Vienna Teng è cantautrice e musicista statunitense; famiglia originaria di Taiwan, si è avviata alla carriera musicale nel 2002 mentre lavorava come programmatrice di software
Ola Gjeilo (1979 -) Tota pulchra es Maria
Tota pulchra es, Maria. Et macula originalis non est in Te.
Vestimentum tuum candidum quasi nix Et facies tua sicut sol
Tu gloria Ierusalem. Tu laetitia Israel. Tu honorificentia populi nostri. Maria
Tutta bella sei, Maria,
Tutta bella sei, Maria, e il peccato originale non è in te.
I tuoi vestiti sono bianchi come la neve e il tuo viso è come il sole.
Tu sei la gloria di Gerusalemme, tu sei la gioia di Israele, rendi onore al nostro popolo. Maria
Ola Gjeilo (1979 -) UNICORNIS CAPTIVATUR
Unicornis captivatur. Aule regum presentatur venatorum laqueo. Palo serpens est levatus; medicatur sauciatus, veneno vipereo. Alleluia canite, Agno morienti. Alleluia pangite, alleluia promite, Leoni vincenti. Pelicano vulnerato vita redit pro peccato Nece stratis misera. Phos fenicis est exusta, concrematurque vetusta macrocosmi scelera. Alleluia canite, Agno morienti. Alleluia pangite, alleluia promite, Leoni vincenti. Idrus intrat crocodillum, extis privat necat illum. Vivus inde rediens. Tris diebus dormitavit Leo quem resuscitavit Basileus rugiens. Alleluia canite, Agno morienti. Alleluia pangite, alleluia promite, alleluia Basileus rugiens.
L’UNICORNO È CATTURATO L’unicorno è catturato. È presentato alla corte dei re nella trappola dei cacciatori. Strisciando si libera dal palo; ferito, viene curato col veleno di vipera. Cantate alleluia all’Agnello che muore. Cantate alleluia, dite alleluia al Leone vincitore. Con il pellicano ferito ritorna la vita alle persone abbattute da una misera morte per il peccato. La luce della Fenice è arsa e sono bruciati gli antichi peccati del mondo. Cantate alleluia all’Agnello che muore. Cantate alleluia, dite alleluia al Leone vincitore. L’Idra entra nel coccodrillo, lo priva delle viscere e lo uccide. Poi ritorna viva. Per tre giorni dorme il Leone che il Re, ruggendo, risuscita. Cantate alleluia all’Agnello che muore. Cantate alleluia, dite alleluia, alleluia, Re ruggente.
Il testo accosta numerose allegorie tratte dall’ampio repertorio biblico e riguardanti prevalentemente la figura del Cristo: l’intento è quello di spiegare diversi aspetti del mistero cristiano mediante il paragone con animali – sia reali sia leggendari – che popolavano i bestiari medievali. Se alcune immagini, come quella dell’agnello, hanno avuto particolare fortuna nel linguaggio liturgico, tanto da conservarsi fino ad oggi, altre sono caratteristiche dell’epoca in cui fu composto il testo. I primi animali che compaiono sono l’unicorno, simbolo dell’unità tra Padre e Figlio, ed il pellicano: secondo un’antica leggenda, infatti, quest’animale nutriva i piccoli con la propria carne ed il proprio sangue ed è quindi la raffigurazione del Cristo che, offrendo se stesso, si sacrifica per l’umanità. Successivamente viene citata la fenice, animale che ebbe molta fortuna nel Medioevo e che simboleggia la resurrezione del Figlio. L’ultima allegoria del Cristo qui enunciata è quella del leone che, dopo un sonno di morte di tre giorni, viene risuscitato dal Re, ovvero da Dio. Viene esposta infine un’allegoria del Padre, raffigurato come un’idra che entra nel coccodrillo, ovvero nell’inferno, per liberarne i prigionieri. Con questa serie di immagini si rappresentano alcuni principi fondamentali del Cristianesimo: è infatti diffusa nel Medioevo la tendenza a comporre testi con l’intento di istruire i lettori/ascoltatori circa concetti chiave per la fede cristiana. E spesso si persegue tale ideale con il ricorso all’allegoria, per fare in modo che il messaggio sia chiaro e comprensibile anche per i fedeli meno colti. Il testo quindi si presenta come un tipico componimento medievale per il contenuto, ma anche per la lingua. Infatti non è scritto in un latino classico, bensì in un latino popolato di grecismi ed anche di alcune piccole innovazioni grafiche. Sono numerosi i prestiti dal greco: alcuni termini vengono soltanto traslitterati (phos, basileus), altri invece si adattano al sistema morfologico latino acquistandone le desinenze (aule, macrocosmi, idrus). Invece, in altre parole di origine greca vengono attuati dei mutamenti fonetici (crocodillum al posto di crocodilum, fenicis al posto di phoenicis), dovuti probabilmente ad un’attestazione più antica e radicata in latino.
Portami indietro Al chiacchiericcio in sala prove La battuta pronta Ed è risata che scuote i ricci Ridammi le tue mani Scorre dentro musica pura Pulsa il bianco, il nero Segna il metronomo un tempo infinito Raccontami ancora anima sognante “D’amor, ch’a nullo amato , amar perdona” E se non va così, valga il perdono Dammi un perché Mostrami tu il rovescio Chè possa vedere la trama E asciughi ogni lacrima Se non puoi rispondere, O non ti sento, mio Piccolo Principe, non importa: mi piace la notte ascoltare le stelle cinquecento milioni di sonagli impazziti di luce.
Ola Gjeilo (1979 -) Hildegard von Bingen (1098 – 1179) Ave generosa
1.Ave generosa gloriosa et intac ta puella, tu pupilla castitatis, tu materia sanctitatis, que Deo placuit.
2. Nam hec superna infusio in te fuit, quod supernum Verbum in te carnem induit.
3. Tu candidum lilium quod Deus ante omnem creaturam inspexit.
4. O pulcherrima et dulcissima, quam valde Deus in te delectabatur, cum amplexionem caloris sui in te posuit, ita quod Filius eius de te lactatus est.
5. Venter enim tuus gaudium habuit cum omnis celestis symphonia de te sonuit, quia virgo Filium Dei portasti, ubi castitas tua in Deo claruit.
6. Viscera tua gaudium habuerunt sicut gramen super quod ros cadit cum ei viriditatem infundit, ut et in te factum est, O mater omnis gaudii.
7. Nunc omnis ecclesia in gaudio rutilet ac in symphonia sonet propter dulcissimam Virginem et laudabilem Mariam, Dei Genitricem. Amen.
1. Ave, nobile, gloriosa ed intatta fanciulla, tu pupilla di castità, tu materia di santità, che piacque a Dio.
2. Infatti questa celeste infusione avvenne in te, poichè in te il Verbo divino si rivestì di carne.
3. Tu, candido giglio, a cui Dio rivolse lo sguardo prima di ogni altra creatura.
4. O bellissima e soavissima, quanto ardentemente Dio si compiaceva di te, quando riversò su di te l’abbraccio della sua passione, al punto che suo Figlio da te prese il latte.
5. Infatti il tuo ventre gioì quando ogni celeste armonia risuonò da te, poiché, Vergine, portasti il Figlio di Dio, per cui in Dio rifulse la tua purezza.
6. Le tue viscere esultarono come l’erba su cui poggia la rugiada quando in essa instilla la viriditas, così come anche in te è avvenuto, o Madre di ogni gioia.
7. Ora tutta la Chiesa risplenda nella gioia e risuoni in un’armonia per la Vergine dolcissima e degna di lode, Maria, Madre di Dio. Amen
La Madre di Cristo è stata prescelta da Dio, nobile e gloriosa. Il suo grembo esultò come l’erba su cui poggia la rugiada; le fu istillata la “viriditas”, termine usato da Ildegarda von Bingen – autrice del testo – per indicare il colore (verde) della natura e la sua forza vitale. I latini la chiamavano “integritas”, i greci “holon” (tutto) e gli ebrei “shalom” (pace).
Stefano Aldeghi (1984-) Alleluia Lauda di invocazione e meditazione a Ludovica
Alleluia! C’è un tempo per vivere E un tempo per morire Un tempo per uccidere E un tempo per guarire Un tempo per piangere E un tempo per ridere Un tempo per tacere E un tempo per parlare Un tempo per amare E un tempo per odiare Un tempo per la guerra E un tempo per la pace Ciò che Dio fa è immutabile Nulla va aggiunto Nulla va tolto.
Alleluia
Per ogni cosa c’è il suo momento, il suo tempo per ogni faccenda sotto il cielo. C’è un tempo per nascere e un tempo per morire, un tempo per piantare e un tempo per sradicare le piante. Un tempo per uccidere e un tempo per guarire, un tempo per demolire e un tempo per costruire. Un tempo per piangere e un tempo per ridere, un tempo per gemere e un tempo per ballare. Un tempo per gettare sassi e un tempo per raccoglierli, un tempo per abbracciare e un tempo per astenersi dagli abbracci. Un tempo per cercare e un tempo per perdere, un tempo per serbare e un tempo per buttar via. Un tempo per stracciare e un tempo per cucire, un tempo per tacere e un tempo per parlare. Un tempo per amare e un tempo per odiare, un tempo per la guerra e un tempo per la pace. Riconosco che qualunque cosa Dio fa è immutabile; non c’è nulla da aggiungere, nulla da togliere
ECCLESIASTE (3, 1-8, 14)
A Ludovica, perché la sua semplicità e la sua forza ci possano ispirare.
I Knew I loved you (Deborah’s theme – Once upon a time in America)
I knew I loved you Before i knew you The hands of time Would lead me to you.
An evening star Watched from a far It guided me here It knew you’d be here.
Now wrapped in moonlight At last together Here in the incandescent glove We are all we need to know.
As we softly please each other Til the stars and shadow glove And we sleep with our dreams around us.
I knew I loved you Before I found you I knew I’d built my world around you Now all my days And all my nights And my tomorrows Will all begin and end with you.
Sapevo di amarti Prima che ti conoscessi Le lancette del tempo
Mi condurrebbero da te.
Una stella della sera Osservata da lontano Mi ha guidata qui Sapeva che tu eri qui.
Ora avvolto dal chiaro di luna Finalmente insieme Qui nel bagliore incandescente Siamo tutto ciò che dobbiamo sapere.
Come ci compiacciamo dolcemente l’un l’altro Finchè le stelle e l’ombra brillano E dormiamo con i nostri sogni intorno a noi.
Sapevo che saresti stata qui Sapevo di amarti prima che ti trovassi Sapevo di aver costruito il mio mondo intorno a te. Ora tutti i miei giorni e tutte le mie notti e i miei domani Cominceranno e finiranno con te
Porque te tengo, y no, porque te pienso, porque la noche está de ojos abiertos, porque la noche pasa, y digo amor. Porque has venido a recoger tu imagen y eres mejor que todas tus imágenes porque eres linda desde el pie hasta el alma porque eres buena desde el alma a mí. Porque te escondes, dulce, en el orgullo, pequeña y dulce, corazón coraza,
porque eres mía, porque no eres mía, porque te miro y muero, y peor que muero si no te miro amor, si no te miro. Porque tú siempre existes donde quieras pero existes mejor donde te quiero porque tu boca es sangre, y tienes frío, tengo que amarte, amor, tengo que amarte aunque ésta herida duela como dos… aunque te busque y no te encuentre y aunque la noche pase, y yo te tenga…, y no.
CUORE CORAZZA
Perché ti ho e non ti ho perché ti penso perché la notte è qui ad occhi aperti perché la notte passa e dico amore perché sei qui a riprendere la tua immagine e tu sei meglio di tutte le tue immagini perché sei bella dai piedi fino all’anima perché sei buona dall’anima fino a me perché dolce ti nascondi nell’orgoglio piccola e dolce cuore corazza
perché sei mia perché non sei mia perché ti guardo e muoio e peggio ancora muoio se non ti guardo amore se non ti guardo perché tu esisti sempre ovunque ma esisti meglio dove io ti voglio e la tua bocca è sangue e senti freddo io devo amarti amore ti devo amare anche se la ferita fa male per due anche se ti cerco e non ti trovo e anche se la notte passa e io ti ho e non ti ho.
Una bella poesia dell’italo / uruguaiano Mario Benedetti che fa leva sul gioco di parole del titolo “cuore / corazza”; racconta il dilemma dell’amore, i suoi tormenti, la sofferenza.
Marco Valerio Marziale ( 38 – 104 d.C.) scriveva: “Nec possum tecum vivere, nec sine te” (Non posso vivere con te né senza di te)
Il cuore riceve e spinge il sangue avanti Ma è anche orgogliosamente capace di fare blocco Due azioni diverse nello stesso organo, anche a volte nello stesso momento
“Un tempo per cedere ed uno per aprirsi”
Il freddo della ferita Il calore della presenza Anche solo del pensiero La notte passa comunque E non ci sei, però …. Si, anche ci sei !
Carl Haywood (1949-) DIDN’T MY LORD DELIVER DANIEL Arr.: Carl Haywood
Didn’t my Lord deliver Daniel? An why not a every man?
He delivered Daniel f’om the lion’s den, an’ Jonah f’om de belly of de whale, An’de Hebrew chillun f’om de fiery furnace, An’ why not every man?
De win’ blows eas’ an’ de win blows wes’, It blows like de judgament day, An’ ev’ry po’ soul dat never did pray’ll be glad to pray dat day.
I set my foot on de Gospel ship, an’ de ship begin to sail, It landed me over on Canaan’s shore. An’ I’ll never come back no mo!
Didn’t my Lord deliver Daniel? An why not a every man.
NON HA IL MIO SIGNORE LIBERATO DANIELE?
Non ha il mio Signore liberato Daniele? E perché non ogni uomo?
Egli liberò Daniele dalla tana del leone, E Giona dal ventre della balena, E i bambini Ebrei dalla fornace ardente, E perché non ogni uomo?
Il vento soffia da est e da ovest, Esso soffia come nel giorno del giudizio, E ogni povera anima che non ha mai pregato sarà lieta di pregare quel giorno.
Ho posto il mio piede sulla nave del Vangelo, e la nave inizia a navigare, Essa mi ha condotto sulla riva di Cana. E non tornerò mai più indietro!
Non ha il mio Signore liberato Daniele? E perché non ogni uomo?
Potremmo essere tutti concordi nell’affermare che – ognuno per la sua ragione naturalmente – anche noi abbiamo bisogno di essere liberati, al pari di Daniele.